
VELIA SACCHI
"Io non sto a guardare"
Vita, opere e memorie di una donna del XX secolo

Velia con la figlia Cristiana

Velia con la figlia Cristiana
CARA MAMMA, CARO PAPA'
Cara mamma, caro papà,
sono tanto contenta di aver ricevuto una lettera tua così lunga e con tanti particolari della bambina. Quello che tu mi hai detto della mamma mi ha sollevato di un gran peso. Ti confesso che questo pensiero che la bambina potesse essere per voi un fastidio molto grave, mi ha molto turbato. Tu lo hai capito e mi hai rassicurato, ti ringrazio.
Caro papà, io penso che ho avuto qualche volta dei torti verso di voi, non ho saputo spiegarmi e avvicinarmi a voi, ma credi che tutto quello che mi è possibile fare per risparmiarvi un dispiacere, io cerco di farlo. E’ che le nostre vite differiscono completamente, è che per me hanno importanza cose che per voi non hanno alcun peso. Io so che ora tu sei più disposto a capire che qualche tempo fa e bisogna che dice chiaramente, perché siano risparmiati equivoci che potrebbero recare dispiaceri, che io non posso pensare di tornare a vivere come vivevo prima. Lo ripeto perché dal tono delle vostre lettere e da certe frasi, mi par di capire che voi siete convinti che, quando tornerà (come si dice), il sereno, io tornerò alla vita e alle cose di prima. Non è a cuor leggero che dico questo.
In questi lunghi mesi ho avuto tempo di riflettere e di convincermi sempre più che la mia prima decisione di dividermi da Carlo, era l’unica cosa ragionevole che potessi fare. Caro papà, so che questo ti addolora. Ti addolora perché pensi che così sarò una spostata, perché pensi che sarò infelice e soprattutto perché pensi che esco dalla strada comunemente battuta e perché non conosci affatto quella che io batto, e forse per altri motivi che io non so.
Certo se potessi renderti conto di quello che significherebbe per me tornare alla vita di prima, se potessi capire che vita che noi conducevamo, non era mai più che una sforzo continuo, mi approveresti e saresti contento della mia decisione. Ma preferisco non dire tante cose.
In fondo, penso che Carlo sia un bravo ragazzo, e vorrei che non fosse troppo infelice. Purtroppo non dipende da me, però, perché so bene che lo stare insieme sarebbe ancora, anche per lui, una fonte di infelicità. Carlo lo sa. Non mi ha più scritto, né io ho scritto a lui. Quello che penso gliel’ho già detto. Penso che faccia male a rimanere ancora lì. Penso che sarebbe meglio per lui cambiare aria e non stare sempre solo, penso che farebbe bene a farsi una vita come piacerebbe a lui, tranquilla, se gli è possibile. Capisco che questa separazione, che con tanta intensità prima desiderava, ora gli faccia paura. Ci sono tante cose a cui forse non aveva pensato e anch’io non dico che mi faccia piacere.
Quello che vorrei è che non si rendesse la situazione più tragica di quello che è realmente e si cercasse di essere comprensivi e amici, almeno in questo. Di essere generosi l’uno con l’altro. Io so che lui vuol bene alla bambina, però so che io gliene voglio molto di più. So che la bambina starà meglio con me che con lui. Quindi ho tutta l’intenzione di tenerla con me. Questo non vuol dire che lui cesserà di essere suo padre, di vederla e di tenerla con sé, quando sarà utile per lei. Se poi ci tiene alle cose legali, non credo che ci saranno in un avvenire molto prossimo difficoltà di sorta a stabilire legalmente le nostra situazione. Ma questi sono particolari. Volevo solo spiegarti che non è più possibile tornare a vivere come prima, anche se so di davi un dispiacere. E’ come una pianta che cresce. Tu puoi metterle sopra un coperchio e lei crescerà di fianco. Dopotutto non credo di avere colpe più gravi di questa, di crescere, anche se trovo coperchi da tutte le parti.
Tu non puoi certo immaginare la vita che io conduco; puoi pensare che mi è duro vivere lontano dalla mia bambina e senza tutto quello che ha reso la mia esistenza confortevole, ma puoi pensare anche che ci sia qualcos’altro in questa vita che mi è indispensabile. Questo “altro” sono le condizioni per il mio sviluppo. Ho potuto constatare che c’è parecchia gente brava e buona, più di quello che credevo e spero di poter migliorare anche io.
Ho molto desiderio di rivedervi tutti, questo desiderio è acuito dalle descrizioni che mi fai della bambina. Ho una voglia matta di vederla. Deve essersi molto sviluppata in questo periodo. Adesso, però non mi è possibile venire lì. Credo però che ci rivedremo presto ugualmente in condizioni migliori. Salutatemi Carlo. Tanti baci e abbracci a tutti.
19 aprile 1945