
VELIA SACCHI
"Io non sto a guardare"
Vita, opere e memorie di una donna del XX secolo
I ragazzi (1966)
Questi ragazzi che suscitano tanto sdegno negli adulti! Ho imparato a riconoscere questo tipo di sdegno virtuoso, che ha una faccia di un certo stampo, riconoscibile a vista (come i poliziotti in borghese).
Spessissimo è incosciente ed alimentato dall’invidia, ma, soprattutto, dallo spavento.
Una paura irrazionale, che mi sembra molto vicina alla patologia. E’ la paura di ciò che sarà, se i ragazzi non si adeguano a ciò che gli adulti hanno accettato.
C’è un fatto che a me sembra importantissimo: le generazioni che ci seguono (me ne vergogno, ma anch’io sono “adulta”), sono sempre, più o meno scopertamente, il “nostro” risultato. Sono il prodotto di ciò che noi ci siamo sforzati di essere, di ciò che non abbiamo saputo essere.
Il prodotto, la conseguenza, fatta visibile, delle nostre contraddizioni.
E credo che in un tempo di così estremi e rapidi cambiamenti di valori, rispetto a quelli in cui ci siamo formati noi, per l’apporto che ci siamo sforzati di dare a questo cambiamento e per l’altrettanto importante incapacità e debolezza seguente, i nostri figli siano consapevoli e saggi, capaci di darci lezioni di lucidità e di coraggio.
E credo che sia proprio quello che fa “andare in bestia” gli adulti. I giovani non sanno che farsene dello stupido conformismo, che gli adulti chiamano “maturità” e che si riduce spesso alla rassegnazione, all’ossequio verso il potente, all’attenzione per quello che dice la gente, ad una fattuale accettazione delle istituzioni, anche le più vetuste.
Con facilità e grazia, essi ci dimostrano che una moda vale l’altra, che è passeggera e deve essere usata, non diventare un dogma.
Capelli lunghi, vestiti asessuati, orecchini maschili. Di fronte a questo, l’adulto perde la ragione, si aggrappa alla moda imposta dagli inglesi da un secolo e la proclama insuperabile, l’unica valida. Se potesse coercire in qualche modo chi gli dice che ha torto lo farebbe, ma si sente impotente e freme di ardore vendicativo.
Ha stabilito che alle ragazze piace l’uomo “virile”, che poi significa prepotente e grossolano. Senza alcuno sforzo, però, le ragazze li smentiscono coi fatti. Il giovanotto che si fa crescere i capelli, gode di giusta considerazione per la sua forza d’animo e la sua indipendenza. Le sue compagne di scuola lo considerano un eroe e l’adulto grida al conformismo dell’anticonformismo, e, accecato dalla sua rabbia, non vede che all’origine di tutto ciò è lui, coi suoi tabù superati dalla storia. E, invece di fare uno sforzo per capire, un onesto sforzo di analisi, si lascia andare all’ira e alla repressione.
Il nostro adulto non ha solo il tabù della moda, ma anche tabù sessuali.
Magari è stato anticonformista da giovane e ha combattuto contro i legami con cui la famiglia ha tentato di imprigionare la sua giovinezza, ha conosciuto il “libero amore”, l’omosessualità, i diritti dell’uomo, ma i più hanno finito con l’adagiarsi in una vita domestica, fatta di sfruttamento del lavoro femminile e l’amore libero è servito a rendere questo sfruttamento ancor più esoso. Dalle loro passate libertà hanno imparato solo a raffinare le tecniche coercitive, rispetto a quelle dei loro padri.
Oggi teorizzano l’impossibilità del libero amore e la necessità della famiglia e vedono nella ribellione dei figli un agguato al loro tran tran quotidiano.
Ma, senza sforzo apparente e senza tormenti e vittimismi, i giovani, di fatto, vivono liberamente e mostrano di saperlo fare. Ridono dei tabù dei loro genitori, li compiangono e non si sottomettono. Se continuano così, verrà il momento che i genitori vorranno assomigliare ai figli.